Gegè Telesforo premia i giovani talenti del jazz italiano

Grande successo per la serata finale del Premio Tamburini: vince il gruppo “Tool Jay Quartet”
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L'evento

Sono i “Tool Jay Quartet”, band abruzzese nata nel 2017, i vincitori della seconda edizione del Premio Marco Tamburini, dedicato a uno dei maggiori protagonisti del jazz italiano di questi ultimi vent’anni, ma anche e soprattutto indimenticato docente del Conservatorio “Francesco Venezze” – dove dal nulla seppe creare un Dipartimento Jazz che in pochi anni è diventato vanto della città di Rovigo e punto di riferimento della didattica jazzistica europea.

La fase finale del concorso nazionale, promosso dal Conservatorio rodigino e da RovigoBanca, si è svolta domenica 16 luglio presso il giardino di Palazzo Casalini, nell’ambito del fortunato festival “Jazz nights at Casalini’s garden”, regalando a tutti i presenti una serata di bellissima musica.

Nel corso della manifestazione, premiata dal pubblico delle grandi occasioni, otto i gruppi selezionati che si sono alternati sul palco, interpretando ciascuno una composizione di Marco Tamburini: Emanuele Filippi Quintet; L.E.G.S. Quartet; Di Teodoro-Parissi Duo; Francesco Minutello Quartet; Off/Set Quartet; Traversa-Saggin-Cogo Trio; Aldo Bertolino Trio; Tool Jay Quartet.

Le formazioni finaliste, provenienti da diverse regioni d’Italia, hanno reso difficile il lavoro della giuria composta da noti esperti del settore: Stefano Onorati (direttore artistico della manifestazione); Stefano Paolini (direttore musicale del Premio Tamburini, batterista jazz e docente nei conservatori di Rovigo e Siena); Claudio Donà (docente di storia del jazz presso il conservatorio di Rovigo e direttore dell’etichetta discografica “Caligola Records”); Fabio Petretti (sassofonista jazz e docente del conservatorio di Rovigo); Stefano Senni (contrabbassista jazz e docente del conservatorio di Rovigo); Fulvio Sigurtà (trombettista jazz e docente nei conservatori di Rovigo e Siena); Giuseppe Fagnocchi (direttore del conservatorio di Rovigo).

A capitanare la giuria, Gegè Telesforo, un’icona del jazz italiano e un grande vocalist noto per le partecipazioni alle trasmissioni di Renzo Arbore, nonché pluristrumentista e conduttore radiofonico di Radio 24 e televisivo per Rai 5. Telesforo è una figura a tutto tondo, rara nel nostro panorama nazionale, che sfodera tutta la sua simpatia e la sua bravura nel corso dei live perché le situazioni che ama maggiormente e che lo stimolano di più sono quelle a diretto contatto col pubblico.

Un presidente come Telesforo non poteva non rendere un suo personale tributo all’amico prematuramente scomparso. Nel suo intervento, oltre all’aspetto tecnico vocale è emersa cristallina anche la componente umana. Il tenero, ma al tempo stesso allegro ricordo dell’amico Marco, ha evidenziato l’attenzione, il rispetto e la stima per una figura che ha accompagnato la crescita di un personaggio che ha saputo ritagliarsi un posto rilevante nel mondo musicale.

Accompagnato da Stefano Onorati (pianoforte); Fabio Petretti (sax tenore); Fulvio Sigurtà (tromba); Stefano Senni (contrabbasso) e Stefano Paolini (batteria), il poliedrico artista ha dato vita a una performance di grande vigore, un mix esplosivo dove i primi a divertirsi sono stati gli stessi musicisti. L’imprevedibile cascata di energia di Gegè ha coinvolto il pubblico con il suo modo unico di fare musica e con il suo inconfondibile jazz vissuto con la massima professionalità congiunta ad allegria, ritmo e piacevolezza. Come ha detto qualcuno, “con Gegè si sa da dove si comincia ma non si sa mai come si finisce”. Infatti, non sono mancate le piacevoli sorprese ideate dall’artista, come i divertenti sketch improvvisati sul palco con Chiara Paparella, l’elegante conduttrice della serata.

L’atteso e applauditissimo intermezzo con Gegè Telesforo ha fatto da spartiacque fra le esibizioni delle otto formazioni finaliste, che sono state divise in due gruppi.

Come testimoniato dallo stesso presidente della giuria, le formazioni che hanno partecipato alla finale hanno espresso tutte un’alta qualità progettuale e una preparazione tecnica di altissimo livello, riuscendo a offrire uno sguardo a 360 gradi sul jazz contemporaneo.

«È stata una decisione molto difficile, vista l’alta qualità dei gruppi che si sono esibiti», ha confermato al termine della riunione a porte chiuse il direttore del Conservatorio, Giuseppe Fagnocchi.

In attesa della decisione della giuria, il pubblico è stato allietato dall’esibizione del Chautauqua Trio, composto da Federico Leder (chitarra), Augusto Dalle Aste (contrabbasso) e Massimo Cogo (batteria).

Allo scoccare della mezzanotte è finalmente arrivato il verdetto dei giurati. A vincere il Premio Marco Tamburini, comprensivo di una borsa di studio del valore di millecinquecento euro e il diritto a tornare a esibirsi ufficialmente durante l’edizione 2018 del festival “Jazz Nights at Casalini’s garden”, è stato il gruppo Tool Jay Quartet. Questa formazione, che ha convinto la giuria proponendo una originale rilettura del brano “Ostuni”, è costituita da Leonardo Tullj (sax tenore), Christian Mascetta (chitarra), Pietro Pancella (basso), Michele Santoleri (batteria). Il gruppo è nato nel 2017 ed è formato da quattro giovanissimi musicisti, accomunati dalla passione per il jazz. Frequentano i corsi jazz dei conservatori di Pescara, Siena jazz University e L’Aquila. Si esibiscono in vari jazz club di Teramo, Pescara e Chieti, proponendo nei loro concerti musica originale e jazz standard.

Il secondo posto, con una borsa di studio del valore di mille euro, è andato al duo marchigiano formato da Emanuele Di Teodoro (basso) e Mattia Parissi (pianoforte) che ha presentato il brano intitolato “My life is now”. Terza posizione e cinquecento euro di premio al gruppo friulano Emanuele Filippi Quintet, composto da Emanuele Filippi (pianoforte), Filippo Ieraci (chitarra), Mirko Cisilino (tromba), Eugenio Dreas (basso) e Marco D’Orlando (batteria), che ha proposto una propria rivisitazione del brano “Capolinea”.

Alla manifestazione, anche quest’anno, era presente la famiglia Tamburini ed è stata proprio Cristina Rossi, moglie di Marco, a consegnare la targa e il premio al gruppo vincitore.

Dopo la cerimonia di premiazione giurati e concorrenti si sono stretti insieme sul palco per le fotografie di rito e la consegna degli attestati di partecipazione, a dimostrazione che, al di là del giusto spirito di competizione, la comunità del jazz è più che mai unita nel ricordo di un musicista la cui umiltà era inversamente proporzionale alla grandezza musicale: una persona sempre disponibile e dal sorriso contagioso.

«Questa seconda edizione del Premio Tamburini ha sorprendentemente dato vita ad esibizioni di gruppi in grado di gestire ritmo, melodia e armonia con doti spiccatissime – ha sottolineato Lorenzo Liviero, nella sua duplice veste di presidente di RovigoBanca e del Conservatorio “F. Venezze” – Se l’obiettivo principale di questo concorso musicale è quello di mettere in luce giovani artisti meritevoli ed aiutarli ad emergere, siamo convinti di aver ben raggiunto questo scopo. Vorrei ringraziare Stefano Onorati, Stefano Paolini e l’intero Dipartimento Jazz del nostro Conservatorio per averci fortemente sostenuti in questo percorso».

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